A seguito del decreto emanato dal Governo lo scorso 10 marzo, ogni manifestazione sportiva, di qualsiasi livello essa sia, è stata temporaneamente sospesa fino al prossimo 3 aprile.
Il provvedimento riguarda anche i professionisti e quindi anche la Serie A di calcio. Il massimo campionato del nostro paese si ferma, dopo le contestate partite a porte chiuse dello scorso fine settimana. Il provvedimento mira, giustamente, a tutelare prima di tutto la salute degli atleti, la quale sembrava essere passata inizialmente in secondo piano.
Accantonando l’aspetto sanitario, che comunque rimane prioritario, il decreto potrebbe portare, se dovesse essere riconfermato per date successive al 3 aprile, all’annullamento del torneo o comunque a una sua conclusione repentina, senza che si giunga alla trentottesima giornata. Se questo scenario dovesse verificarsi, si avrebbe una grossa perdita sia dal punto di vista sportivo, che da quello economico. Concentriamoci ora sul secondo.
Dal punto di vista economico, infatti, tutti i club subirebbero danni non indifferenti. Il più evidente e massiccio sarebbe quello dei mancati incassi da stadio. Se non si disputassero le restanti 12 giornate (13 per le 8 squadre che devono ancora recuperare la venticinquesima giornata), i club dovrebbero fare a meno dei ricavi generati dalla vendita dei biglietti singoli e dovrebbero anche rimborsare gli abbonati, in proporzione alle gare casalinghe non aperte al pubblico o non giocate. Un esempio lo abbiamo avuto la scorsa settimana. Alcune squadre, come Milan, Udinese e Parma, hanno deciso di rimborsare ogni genere di spettatore, poiché così era previsto nel contratto di vendita dei tagliandi. Altre, tra le quali figurano la Juventus e il Brescia, non avendo clausole simili nei contratti di vendita dei biglietti, non hanno effettuato rimborsi. In merito alla questione è però intervenuto il Codacons. Il presidente dell’associazione dei consumatori ha infatti dichiarato: “Incresciosa la decisione della società Juventus Club di non rimborsare i tifosi che si ritrovano in mano biglietti inutilizzabili per cause di forza maggiore. Invieremo una diffida alla società, intimandogli di rimborsare integralmente il singolo titolo di accesso e la quota parte dell’abbonamento. Se non lo farà scatteranno le azioni legali a tutela dei tifosi”. Ci sono dunque buone possibilità che tutti i club rimborsino anche i propri abbonati, pur non volendolo fare per propria volontà. Ciò comporterebbe, oltre ai mancati incassi per i biglietti singoli, un ulteriore esborso da parte delle squadre, per le quali la vicenda potrebbe avere seri ripercussioni sulla propria stabilità economica. Un discorso analogo può essere fatto, con le dovute proporzioni, per tutti i club di Serie B e C.
Per fare un esempio quantitativo, lo scorso anno, la Juventus ha incassato 66 milioni grazie al proprio pubblico allo stadio. Facendo una media sulle 51 partite totali disputate dai torinesi, si tratta di circa 1,3 milioni a partita, con un dato chiaramente superiore per le partite disputate in casa. Stimando un incasso medio invariato per la stagione 2019-2020, a causa della cancellazione delle gare mancanti di campionato e della semifinale di ritorno di Coppa Italia, la società sportiva non disputerebbe ben 13 gare; generando così minori ricavi per circa 17 milioni. Questa cifra rappresenta una porzione significativa del fatturato della Juventus (pari a 459,7 milioni nel 2018-2019), ma la stessa analisi per altre squadre evidenzia quote maggiori. Il dato quindi non può definirsi positivo per i club, ricordando che, nell’analisi dei piemontesi, non si è tenuto conto di un eventuale approdo ai quarti di finale di Champions League, che garantirebbe, con buona probabilità, una partita casalinga di grande impatto e capace di generare buoni introiti. Lo stesso discorso vale per una eventuale finale di Coppa Italia e i turni successivi della vecchia Coppa dei Campioni.
L’avvento del virus in Italia, e le conseguenti restrizioni adottate, hanno avuto ripercussioni notevoli anche sui titoli della Borsa Italiana, così come successo in quasi tutta l’Unione Europea, anche se con danni di portata differente. La questione tocca anche il mondo della Serie A, poiché, nel massimo campionato italiano, ci sono tre club le cui azioni sono negoziate a Piazza Affari. Le squadre in questione sono Juventus, Lazio e Roma. Le azioni del club piemontese, il cui valore al 21 febbraio era di 1,14€, hanno chiuso le negoziazioni martedì 10 marzo a 0,68€ (minimo dal giugno 2018), facendo così registrare una perdita di 0,46€ a titolo, rispetto alla data di accertamento della presenza del virus in Italia. In termini percentuali, la cifra corrisponde al 40% del valore iniziale. Va ricordato però che, in questo periodo, la squadra non ha ottenuto grandi risultati sportivi i quali solitamente fanno accrescere le quotazioni dei titoli. Al contrario, va registrata la sconfitta in Champions League rimediata contro francesi del Lione. Meno rilevante, in termini economici e non sportivi, risulta la vittoria ai danni dell’Inter, maturata lo scorso fine settimana in un Allianz Stadium a porte chiuse.
Per la Lazio, nonostante gli eccellenti risultati sportivi delle ultime settimane che hanno mitigato la discesa del titolo, la perdita di valore è stata analoga. Le azioni del club capitolino avevano chiuso il 21 febbraio con un valore di 1,95€; cifra che è scesa a 1,17€ il 10 marzo, registrando così una perdita del 40% nell’arco di poco più di due settimane.
Minore è stata invece la perdita per la Roma, pari al 27% nello stesso periodo di tempo. Le azioni del club giallorosso, il 21 febbraio, erano negoziate a 0,61€ l’una, valore sceso a 0,45€ nella giornata di ieri. Anche in questo caso, non va dimenticato come i discreti risultati sportivi abbiano affievolito l’effetto del virus e del conseguente blocco delle gare. Al contempo però, l’emergenza ha fatto slittare la cessione del club alla nuova proprietà, il che ha inciso sulla discesa del titolo.
La riduzione del valore delle azioni in borsa e i mancati incassi da stadio, sono solo due degli aspetti che stanno colpendo i club sul piano economico. Nel frattempo, le squadre si stanno impegnando affinché la questione venga risolta il più presto possibile, prima di tutto per motivi sanitari. Vanno infatti lodate le iniziative benefiche di alcuni club. Fra queste vanno ricordate una donazione di 100000€ di Steven Zhang, presidente dell’Inter, all’Ospedale Sacco di Milano e una di 250000€ versata volontariamente dal Milan nelle casse dell’Azienda Regionale Emergenza Urgenza. La società rossonera ha inoltre dato la possibilità di fare lo stesso ai propri tifosi, permettendo loro di convertire il rimborso dei biglietti per la sfida col Genoa in donazione. Non va comunque dimenticato il gesto della Juventus che ha deciso di donare 3 tonnellate di pasti pronti ai più bisognosi, in occasione del rinvio della sfida di Coppa Italia.
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