Mai come in questi anni le squadre di calcio sono considerate delle vere e proprie aziende, dove investire è ormai la parola d’ordine. Investimenti che non riguardano solo il lato sportivo ma anche, e soprattutto, quello al di fuori del campo, tra cui lo stadio.
In Italia, a differenza degli altri Paesi stranieri, solamente cinque squadre nella massima serie hanno uno stadio di proprietà: Juventus, Udinese, Sassuolo, Frosinone e Atalanta. Situazione completamente opposta in Inghilterra e Germania, dove al 2016 già ben 26 squadre su 38 giocavano in uno stadio di loro proprietà. Questi investimenti al di fuori del rettangolo di gioco hanno indirettamente influenzato le prestazioni sportive in quanto i flussi di ricavi sono decisamente maggiori rispetto ai club italiani. Stadi moderni e accoglienti, senza barriere e con numerose attrazioni, quali ristoranti e musei, che ogni weekend attirano migliaia e migliaia di spettatori sono il fiore all’occhiello di Bundesliga e Premier League.
Decisamente negativa invece la situazione in Italia dove sempre più spesso ci si confronta con strutture fatiscenti e stadi deserti che si riflettono anche sui bilanci dei club. Al momento in Italia l’esempio più eclatante, tra i pochi, di stadio moderno è l’Allianz Stadium della Juventus inaugurato nel 2011 sulle ceneri del Delle Alpi. Il nuovo impianto ha portato alla società torinese quasi 600 milioni in sette anni, ma soprattutto ha ridato slancio alle prestazioni sportive grazie anche ad investimenti milionari, quali Higuain e Ronaldo. A ruota della Juventus, si sono messe Sassuolo, Udinese e Frosinone con il Mapei Stadium, la Dacia Arena e il Benito Stirpe, rispettivamente a Reggio Emilia, Udine e Frosinone.
Recentemente anche l’Atalanta ha acquistato dal Comune di Bergamo per una cifra leggermente inferiore ai 9 milioni di euro l’impianto Atleti Azzurri d’Italia, che verrà ristrutturato e ammodernato a partire da quest’anno. Le prossime squadre, invece, che investiranno in un impianto moderno sembrano essere il Bologna con la ristrutturazione del Dall’Ara, prevista entro 5 anni, e la Fiorentina, anche se in questo caso il Comune di Firenze deve ancora dare l’ok definitivo. Più delicata invece la situazione a Roma dove sono ormai anni che il proprietario giallorosso, Pallotta, è in contrasto con le amministrazioni della Capitale riguardo la posizione e le modalità della nuova struttura.
In un momento così delicato per il calcio italiano lo stadio di proprietà sembra essere un investimento necessario al fine di incrementare i ricavi e riportare entusiasmo attorno al rettangolo verde. La crescita di un club passa proprio da qui: stadio accogliente, attrazioni disponibili 7 giorni su 7, spazi dedicati alle famiglie. Si tratta di sfida difficile in Italia ma per rilanciare il movimento calcistico, al momento, sembra l’unica strada possibile.
Credits to Andrea Parini

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