Quando si pensa allo sport, le prime immagini che prendono forma nella mente sono principalmente il ritratto di atleti intenti a conquistare una medaglia, calciatori che esultano dopo un gol o più comunemente delle persone che praticano jogging nei parchi cittadini. Ed è vero lo sport è anche questo, ma non solo. Quante volte ci si ferma ad osservare la rete che separa i due campi durante una partita di pallavolo o il piatto corde della racchetta di un tennista, chiedendosi dove è stato prodotto quell’oggetto? Di che materiali è composto? Molto spesso tutto questo viene ignorato, o meglio, dato per scontato, come se le attrezzature, gli abiti e gli strumenti che ci permettono di praticare determinate attività sportive fossero una cornice irrilevante di questo mondo. Ma lo sport come afferma Giuseppe Maranzella, presidente dell’ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero),“non è solo agonismo ma anche attrezzature, tecnologie, materiali, design, moda e alimentazione e dietro a questi aspetti esiste un apparato fatto di persone, conoscenze, investimenti e soprattutto imprese che hanno contribuito a fare dell’Italia un top player a livello internazionale”. Nella sua accezione più ampia, quella dello sport è una vera e propria industria, che può essere vista come un motore di crescita per l’economia in generale, in quanto crea valore aggiunto e occupazione in tutta una serie di comparti, sia manifatturieri che dei servizi e stimola al contempo lo sviluppo e l’innovazione.
Le imprese dello sport in Italia sono circa 40 mila e generano una ricchezza pari a 17 miliardi di produzione, associata a 120 mila addetti. Per capire il ruolo di primo piano che questo settore ricopre nell’economia italiana, sono fondamentali i dati forniti dallo Studio Prometeia-Comitato Leonardo. “Negli ultimi 5 anni il settore sportivo ha mostrato una crescita continua a ritmi piuttosto sostenuti, in netta controtendenza con la dinamica poco più che stagnante dell’economia italiana. Il commercio, con una crescita annua media del 3,9%, si è rivelato il settore più dinamico, anche se il gap più ampio rispetto al benchmark di riferimento è quello relativo al manifatturiero (+ 3,7% rispetto all’1,1% del totale industria italiana)”.
Aziende che producono articoli e attrezzi sportivi, società sportive professionistiche, organizzatori di eventi sportivi sono solo una parte degli attori che compongono questo settore, che registra importanti risultati soprattutto a livello delle esportazioni. In questi anni lo sviluppo delle imprese produttrici di articoli sportivi è stato guidato principalmente dal rafforzamento delle strategie di internazionalizzazione che hanno permesso alle piccole e medie aziende italiane di vincere la competizione internazionale. La sport industry italiana è riuscita negli ultimi anni ad affrontare con ottimi risultati la crescita esponenziale delle pressioni competitive dei produttori asiatici (Cina e Vietnam in primis). Per quanto riguarda la composizione geografica dell’export made in Italy, l’area europea si conferma come il principale mercato di sbocco per il settore sportivo, con il 70% del totale vendite estere.
In questo scenario più che positivo per questo settore dell’economia italiana è bene sottolineare un limite, che rischia si frenare nei prossimi anni la sua crescita. La piccola dimensione di queste aziende, costituisce il principale vincolo all’allargamento del perimetro geografico delle esportazioni e un serio limite allo sviluppo, vedremo se si riuscirà ad abbattere anche questo ostacolo.
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