José Mourinho è uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio. Personaggio controverso, amato da molti e odiato da altrettanti. Osannato dai tifosi per i quali ha fatto incetta di trofei alla guida dei loro club, così come criticato da tutti gli avversari che venivano puntualmente coinvolti nelle sue guerre psicologiche. Non ci sono vie di mezzo.
Uno dei momenti topici di questo periodo natalizio è stato il suo esonero, condito da aspre critiche nei suoi confronti mosse più o meno velatamente dai suoi ex calciatori. Si tratta della fine dell’era dello Special One?
Guardando ai freddi numeri, parrebbe di sì. Il monte ingaggi di una società è spesso l’indicatore più preciso per predire la posizione in classifica al termine della stagione e, basandoci principalmente su di questo, l’avventura sulla sponda rossa di Manchester si può definire fallimentare. La media di 6.5 milioni di £ annui pagati per ogni giocatore in rosa è una delle più alte nell’intero mondo calcistico ma, nonostante ciò, il tecnico portoghese non è riuscito a raggiungere i traguardi prefissati dalla dirigenza.
Inoltre, sempre considerando la disponibilità economica garantita dal Manchester United all’allenatore lusitano, i risultati ottenuti non sono stati all’altezza delle aspettative. Negli ultimi due campionati e mezzo Mourinho è riuscito sì a vincere 3 trofei, con l’Europa League a fungere da gioiello della corona, ma tutti i successi sono arrivati al termine della prima stagione. Troppo poco, considerati i 466 milioni di euro investiti per comprare i cartellini dei giocatori che dovevano far fare il definitivo salto di qualità ai Red Devils. Nonostante queste spese, sotto la sua guida, giocatori del calibro di Paul Pogba e Romelu Lukaku hanno avuto non poche difficoltà ad esprimere appieno la loro classe, finendo addirittura in panchina in alcune partite. Questa gestione dei giocatori, considerato l’esoso esborso economico, ha fatto crescere il malumore all’interno della dirigenza, facendo guadagnare a Mourinho qualche nemico in più.
Di conseguenza, a dispetto delle aspettative, il divario con i rivali, con il Manchester City in primis, si è addirittura allargato dopo una buona prima stagione. Ma a cosa si possono ricondurre questi ultimi deludenti risultati?
Il mondo del calcio, si sa, è da sempre in continua evoluzione. Soprattutto la gestione dei rapporti con i calciatori ha assunto un ruolo chiave nelle attività quotidiane di una squadra. Per certi versi, Mourinho è un manager che è rimasto fedele alla prima versione di sé stesso, ovvero quello di un allenatore autoritario, vecchio stile, che non risparmia aspre critiche ai propri giocatori. Questa che dall’esterno appariva come una mancanza di fiducia verso la propria squadra, non ha fatto altro che incrinare ulteriormente i rapporti interni.
Questa sua resistenza al cambiamento lo ha di fatto allontanato dall’élite dei migliori allenatori al mondo, relegandolo, almeno per il momento, ad un ruolo secondario. Chi, invece, sta strabiliando al momento sono Josep Guardiola e Jurgen Klopp. Il primo ha saputo reinventarsi dopo aver vinto tutto al Barcellona, insegnando calcio sia in Germania al Bayern Monaco che tuttora al Manchester City. L’allenatore del Liverpool invece, dopo essere arrivato da outsider in finale di Champions League lo scorso anno, in questo campionato sta dettando il ritmo alle inseguitrici. Proprio l’allenatore tedesco è il prototipo dell’allenatore moderno: sotto l’aspetto tattico pratica un gioco veloce in verticale, partendo da un pressing alto, ma, ancora più importante, è la relazione che possiede coi propri giocatori, i quali difende anche nei momenti più difficili.
Analizzata persino dal Financial Times, la carriera di José Mourinho si snoda tra inizi incoraggianti nelle sue nuove avventure, per poi subire un’involuzione a partire dal termine della seconda stagione. Questa sua “maledizione” si è ripetuta anche in questa avventura inglese, culminata appunto con l’esonero. Presumibilmente, ora inizierà l’ultima parte della carriera. C’è ancora tempo per un’avventura importante alla guida di un top club. La sua voglia di rivalsa e le sue motivazioni saranno altissime, ma basterà per tornare a vincere con continuità trofei importanti?
Credits to Sergio Brigo
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