JUVENTUS NEXT GEN: COS’E’?
Fondata il 3 agosto del 2018, in seguito alla riammissione nel calcio italiano delle squadre riserve, la Juventus Next Gen è la seconda squadra della Juventus Football Club. Fondata in origine con il nome di Juventus U23, ad oggi la squadra allenata da Massimo Brambilla milita in serie C, terza divisione del campionato italiano. La seconda squadra juventina condivide con la squadra militante nella massima serie colori e simboli, difatti scende in campo con la stessa maglia contrassegnata dal medesimo stemma della prima squadra.
In occasione delle partite interne, la Juventus Next Gen gioca allo stadio Giuseppe Moccagatta (già stadio dell’Alessandria); è possibile però che, per partite di rilevante importanza, così come successo per la finale di Coppa Italia di Serie C contro il Vicenza, la seconda squadra bianconera possa disporre dell’Allianz Stadium, casa della compagine di serie A. L’organigramma societario è il medesimo della prima squadra, con presidente Gianluca Ferrero e proprietaria, attraverso EXOR N.V., la famiglia Agnelli.
SQUADRA RISERVE: REQUISITI E LIMITI
Dopo questa breve introduzione, possiamo passare ad approfondire le regole e i limiti a cui sono sottoposte in Italia le seconde squadre, definite anche “squadre riserve”. Nonostante la Juventus Next Gen sia la prima del suo genere in attività, le squadre riserve hanno vissuto un periodo prospero tra il 1904 e il 1976. Difatti, in seguito allo stop bellico della Seconda guerra mondiale, le squadre riserve calcavano i campi della Prima Divisione, del campionato De Martino e del Campionato Cadetti. Quest’ultimo venne sostituito nel 1962 dal campionato Primavera mentre il campionato De Martino cessò di esistere nel 1976, sancendo di fatto l’eliminazione dei campionati per le squadre riserve e lasciando spazio all’attuale campionato Primavera. Dalla stagione calcistica 2018-2019 però, le seconde squadre sono state riammesse e la Juventus ha creato un interessante progetto che ad oggi sta iniziando a produrre i suoi frutti.
Ma come funziona concretamente? Ogni Paese dispone delle proprie regole e, nello specifico, nel nostro caso il campionato italiano, ogni club di serie A può istituire una squadra riserve che, in ordine ai posti a disposizione, viene iscritta nel campionato di serie C. La seconda squadra, in Italia, può essere promossa in serie B ma non può retrocedere in serie D con la possibilità di reclamare il ripescaggio. In più, non può prendere parte allo stesso campionato della prima squadra, e qualora la squadra maggiore dovesse retrocedere, la squadra riserve sarebbe sottoposta a retrocessione automatica; perciò, nel nostro caso la Juventus Next Gen potrebbe partecipare al campionato di Serie B, ottenendo la promozione vincendo il campionato o attraverso i playoff, ma non potrebbe accedere al campionato di serie A. Inoltre, le squadre riserve non possono aderire alla Coppa Italia Nazionale; al contrario, possono competere nella Supercoppa di Serie C e Coppa Italia Serie C. In quest’ultima competizione proprio la Juventus Next Gen durante la stagione 2019-2020 ha portato a casa il primo storico trofeo della sua esistenza.
Altre pills concernenti la squadra riserve nel sistema sportivo italiano: le seconde squadre possono essere composte da giocatori di non più di 20 anni (requisito da possedere al momento dell’inizio del campionato) e sono ammessi 4 calciatori fuori quota. Non è possibile per i giocatori presenti nella rosa ufficiale depositata in Lega Serie A o con 50 presenze all’attivo in una qualsiasi massima serie prendere parte alle partite di campionato della squadra riserve, mentre, un giocatore della squadra riserve può essere convocato e giocare le partite con la squadra maggiore purché non superi le 5 presenze, limite che una volta sorpassato, esclude il calciatore dalle partite della seconda squadra. Quindi si rileva una prima differenza con il campionato Primavera, in cui possono (in teoria) partecipare anche giocatori professionisti, un esempio ricorrente è quello riguardante il giocatore infortunato che, per riacquisire la forma, viene convocato per accumulare minuti con la Primavera.
UN PROGETTO CHE FUNZIONA SUL CAMPO
Appare utile ricordare che la Juventus Next Gen si differenzia dalla Primavera (facente parte del settore giovanile, quindi squadra U19), precedendola e quindi essendo la seconda forza all’interno dell’organigramma bianconero.
Dopo aver brevemente analizzato le regole e i limiti possiamo esaminare i risultati (attuali) di questo progetto. Innanzitutto, dobbiamo domandarci: cosa spinge una squadra di Serie A ad istituire una squadra partecipante al campionato di terza divisione, soprattutto se si considera che esiste già una squadra Primavera? Negli ultimi anni si è dibattuto in lungo e in largo su questo argomento; quindi, cosa vuole ottenere da questo progetto una squadra plurititolata come la Juventus? La risposta principale è l’esperienza, ma in che termini? L’evoluzione del calcio italiano sta portando sempre meno giovani provenienti dalla Primavera ad essere considerati pronti per esordire in prima squadra, questo perché il campionato Primavera non è ritenuto all’altezza in termini di intensità ed esperienza per essere immediatamente adatti al calcio di prima serie. È quindi come se ci fosse una grande barriera, attualmente quasi insormontabile, a separare un calciatore della Primavera da un calciatore di serie A. Difatti, il percorso tipico di un giovane militante in una U19 di una squadra di Serie A è connotato sempre più spesso dalla cessione in prestito a squadre di serie B, C o D finalizzata a consentire al giovane di fare esperienza, quindi per accumulare minuti, abilità di gestione delle situazioni e intensità grazie alla possibilità di stare a contatto col calcio vero… quello dei grandi. Tutto ciò con il rischio per i ragazzi di non trovare l’ambiente adatto, di demoralizzarsi o di perdere tempo vitale per la loro carriera calcistica. Quindi la Juventus, dimostrando lungimiranza, ha direttamente anticipato e reso meno gravosi questi problemi creando una squadra competitiva sia in serie C che in Coppa Italia dove, in quest’ultimo anno, è riuscita a raggiungere anche la finale.
Tutto questo come? Con un progetto serio, organizzato nei minimi dettagli con cui si offre la possibilità al ragazzo di crescere prendendosi il tempo necessario, di formarsi giocando in un campionato maschio e pieno di insidie come quello della terza divisione italiana. Altro punto importante è la scelta dei fuoriquota, il cui compito principale nella Juventus Next gen è quello di accompagnare e indicare la giusta direzione ai ragazzi provenienti dal settore giovanile; ciò è fondamentale per la creazione di un ambiente adeguato in cui il ragazzo possa esprimersi al meglio. I risultati di questo impegno societario si notano sul campo dove Massimiliano Allegri, allenatore della Juventus, si trova a gestire sapientemente ragazzi arrivati già a buon punto, calciatori quasi pronti. In questi anni, infatti, più di 20 giocatori sono riusciti, passando dall’U23, a giocare (anche una sola gara) con la prima squadra, che, in una squadra del calibro e della reputazione della Juventus, è prova che questa idea funziona. Ad avvalorare questa tesi è proprio quest’ultima stagione dei torinesi in cui, spesso, a tenere a galla i bianconeri ci hanno pensato proprio questi ragazzini: un esempio è il gol decisivo di Nicolò Fagioli (classe 2001) contro il Lecce o la sgasata fondamentale di Samuel Iling Junior (classe 2003) contro l’Atalanta. Quindi una rosa, quella della Juventus 2022-2023, che si compone di vari ragazzi passati e formati nella seconda squadra, tra cui i già citati Fagioli e Iling-Junior, oltre a Miretti, Soulè, Barrenechea ed altri ragazzi che, ad oggi, rappresentano il futuro del nostro calcio. In sostanza, una scommessa vinta dalla dirigenza bianconera che, a mio parere, ispirerà altre tra le maggiori squadre italiane ed europee ad investire in un progetto di questo genere.
Rispondi