CONFLITTO UCRAINA-RUSSIA: ABRAMOVICH COSTRETTO A LASCIARE IL CHELSEA DOPO 19 ANNI

Articolo di Luca D’Addario

Mentre i Blues facevano il loro ingresso a Kenilworth Road per affrontare il Luton Town in occasione degli ottavi di finale di FA Cup, alle 19:06 del 2 marzo, il sito ufficiale del club diramava un comunicato ufficiale in cui il proprietario Roman Abramovich esprimeva la volontà di cedere il club londinese in seguito all’invasione russa in Ucraina. Otto giorni dopo, si scatena una tempesta in casa Chelsea: il magnate russo viene sanzionato dal governo britannico attraverso il congelamento di tutti i suoi beni, con importanti conseguenze sul club di West London.

L’arrivo a Londra nel 2003 e la storia vincente con il Chelsea

Roman Abramovich sbarcò a Stamford Bridge nel 2003 acquistando il club londinese per circa 160 milioni di euro. Sin dalla prima estate, fece subito parlare di sé, investendo oltre 165 milioni di euro nel suo primo mercato Blues, una cifra decisamente spropositata per quei tempi con cui riuscì a portare alla corte di Sir Claudio Ranieri diversi grandi campioni del calibro di Hernan Crespo (24 milioni di euro, dall’Inter), Adrian Mutu (19 milioni, dal Parma), Juan Sebastian Veron (21 milioni, dal Manchester United) e Claude Makelele (20 milioni, dal Real Madrid).

Nei suoi 19 anni di proprietà, il presidente del Chelsea collezionerà in Inghilterra ben 5 delle 6 Premier League vinte dai Blues nella loro storia, 5 coppe d’Inghilterra (FA Cup), 3 coppe di lega inglesi e 2 Community Shield, oltre al ricco palmarès internazionale dove conta 2 UEFA Champions League (l’ultima dello scorso maggio 2021), 2 UEFA Europa League ed infine la Supercoppa UEFA e la Coppa del mondo per club vinte lo scorso anno.

Tra comunicati e sanzioni: le ultime settimane travagliate in casa Blues

In seguito all’invasione russa in Ucraina, avvenuta nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, il proprietario del club di West London ha deciso di affidare momentaneamente la gestione del club alla Chelsea’s charitable Foundation, per via delle possibili sanzioni che avrebbero potuto colpirlo a causa dello stretto legame con Vladimir Putin.

Domenica 27 febbraio, mentre i ragazzi di Tuchel si preparavano alla finale di Coppa di lega davanti ai sessantamila di Wembley, il Chelsea ha espresso in via ufficiale un messaggio di solidarietà verso il popolo ucraino. Ma la notizia che ha creato più scalpore è arrivata il mattino seguente quando, mentre i quotidiani inglesi riportavano la sconfitta dei Blues contro il Liverpool, si diffondeva l’indiscrezione che proprio Roman Abramovich avrebbe preso parte al tavolo dei negoziati a Gomel, in Bielorussia, su richiesta della delegazione ucraina.

Tuttavia, nei giorni a seguire le voci di possibili sanzioni per gli oligarchi russi “inglesi” si sono fatte sempre più insistenti. Infatti, nella seduta pomeridiana del 2 marzo della House of Commons, il labourista Sir Keir Starmer, prima, e il suo collega MP Christ Bryant poi, hanno invitato il Primo Ministro Boris Johnson a sanzionare al più presto il magnate russo, sottolineando l’importanza di intraprendere rapidamente tale provvedimento, non solo per la stretta connessione con il Cremlino, ma anche perché l’oligarca russo si stava già muovendo per vendere nel minor tempo possibile le sue proprietà milionarie e il club di West London.

La sera stessa è stato diramato un comunicato ufficiale in cui Roman Abramovich ha dichiarato di voler vendere il club al fine di tutelare gli interessi del club, rinunciando ai crediti che la società ha nei suoi confronti, pari a circa 1,5 milioni, e dichiarando di aver già mobilitato i suoi legali per destinare i proventi netti derivanti dalla vendita del club alle vittime dalla guerra in Ucraina.

La risposta del governo britannico si è fatta attendere fino al 10 marzo, giorno in cui la ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, ha annunciato le sanzioni per sette oligarchi russi, tra cui ovviamente è comparso il nome di Roman Abramovich.

Le conseguenze per i Blues sono state molto importanti e la situazione si è fatta molto delicata. Ad ogni modo, al club è stata garantita una licenza speciale per l’ordinaria amministrazione, inoltre, come dichiarato dal ministro dello sport britannico Nigel Huddleston, il club in collaborazione con la Premier League ed il governo lavoreranno costantemente per evitare di provocare danni irreparabili.

Ad oggi il quadro della situazione è il seguente:

  • cessione del club: deve passare attraverso il governo ed il soggetto sanzionato non può trarre profitto dai proventi di vendita. In seguito ad un’ulteriore licenza, entro il 18 marzo dovranno essere ricapitate le prime offerte ufficiali da parte degli interessati;
  • calciomercato: il club non potrà operare sul mercato e non potrà sottoscrivere nuovi contratti con i giocatori in scadenza; infatti, Azpilicueta e Christensen sembrano essere sempre più vicini al Barcellona, mentre per Rudiger le pretendenti sono diverse dalla Juventus al Real Madrid;
  • biglietti: non sarà possibile vendere più biglietti per i match in programma, solo per i tifosi già in possesso di un abbonamento o di tagliandi d’ingresso sarà possibile accedere a Stamford Bridge;
  • pagamenti: il Chelsea può continuare a pagare gli stipendi di staff e calciatori, fare transazioni legate a stewarding, catering e sicurezza in occasione delle partite casalinghe con un tetto massimo di 500 mila sterline, sostenere i costi per le trasferte senza superare le 20 mila sterline (una trasferta in media ne costa 25) ed infine dovrà continuare a pagare tasse, assicurazioni e spese necessarie varie;
  • ricavi: la vendita del merchandising è stata bloccata, il club potrà continuare a ricevere pagamenti derivanti da diritti tv e premi sportivi;
  • sponsor: il main sponsor Three ha deciso di sospendere l’accordo con il club londinese, così come il partner MSC; Hyundai ha dichiarato di star valutando la situazione, mentre il colosso Nike ha deciso di non scaricare il Chelsea, fedele al contratto da 60 milioni a stagione che lega il produttore statunitense al club fino al 2031;
  • penalizzazione: la difficile situazione economico-finanziaria potrebbe comportare ben 9 punti di penalizzazione in campionato nel caso in cui la società dovesse finire in amministrazione controllata;
  • conti bancari: la Barclays Bank ha bloccato i conti della società;
  • Abramovich: il proprietario dei Blues non potrà più entrare nel Regno Unito.

Come si evince da alcune dichiarazioni di dirigenti, allenatore e giocatori, la situazione in casa Chelsea è piuttosto complicata, con il club che vive nell’incertezza di avere e disposizioni maglie e mezzi per disputare le partite, in attesa che la normalità possa tornare sovrana.

Il legame con la Russia e il titolo di “sindaco di Londongrad

Rimasto orfano a soli quattro anni, il magnate russo intraprende le sue attività imprenditoriali a partire dalla fine degli anni Ottanta. Tuttavia, la maggior parte del proprio successo la deve principalmente al presidente Vladimir Putin. Grazie agli ottimi rapporti che si sono instaurati negli anni tra i due, Abramovich è riuscito a mantenere la sua ricchezza, detenendo la maggioranza delle quote di Evraz, leader nel settore siderurgico russo, e ricoprendo il ruolo di governatore della Čukotka dal 2001 al 2008 e dal 2008 al 2013 presidente del parlamento della stessa regione situata nell’estremo oriente russo.

Sempre a causa del suo stretto legame con il Cremlino, il Chelsea era già stato vicino alla cessione nel dicembre 2019, quando, in seguito alle forti tensioni tra Regno Unito e Russia relative al caso dell’agente russo Sergej Skripal, il governo britannico rifiutò la cittadinanza inglese di Abramovich, che rispose annullando immediatamente l’intero progetto da mezzo miliardo di sterline per il nuovo Stamford Bridge nel West End. Come molti quotidiani inglesi riportarono in quei tempi, il magnate russo, sempre in risposta alla mancata concessione del passaporto inglese, incaricò la banca d’affari Raine di effettuare una revisione strategica al fine di vendere la società per un ammontare di circa tre miliardi di euro. In quell’occasione a bussare alla porta dei Blues fu Todd Boehly, finanziere americano co-proprietario della squadra di baseball Los Angeles Dodgers e grosso investitore nel mondo dello spettacolo, la quale offerta fu respinta dal magnate russo, in quanto di poco inferiore alla soglia dei tre miliardi.

Con le sanzioni arrivate il 10 marzo da parte del governo britannico, l’obiettivo del primo ministro Boris Johnson sembra andare oltre il congelamento dei beni dei principali oligarchi russi in seguito all’attuale situazione. Tale decisione dell’esecutivo inglese sembra rientrare in un più ampio progetto di eliminare “Londongrad” (termine usato per indicare la forte influenza che la presenza russa esercita su Londra), non solo per la presenza di aziende russe quotate per circa 85 miliardi di euro e per beni immobiliari in mani russe per un valore di oltre 2 miliardi di euro, ma soprattutto per la scomodissima presenza di ben sette oligarchi russi, tra cui ovviamente salta all’occhio il nome del “sindaco” Roman Abramovich.

La cessione del club

In seguito al via libera del governo dello scorso fine settimana, il Chelsea potrà essere venduto senza che il patron Abramovich possa ricavare denaro dai proventi netti della vendita. Il club viene valutato dal magnate russo circa 3 miliardi di sterline, cifra che non rispetta la valutazione degli analisti che sembrano non andare oltre i 2 miliardi, in particolar modo per la questione legata allo stadio, sul quale nel 2019 l’oligarca russo decise di non investire, e che oggi conta una capienza di “sole” 40000 persone, numero che limita notevolmente i ricavi dalla vendita dei biglietti e di conseguenza anche la valutazione di mercato della società.

Nelle ultime settimane sono stati molti i nomi dei possibili acquirenti che dovranno presentare una prima offerta entro venerdì 18 marzo, ma i più concreti sono i seguenti:

  • La famiglia Ricketts è la prima ad aver ufficializzato un’offerta per l’acquisizione del club nella giornata di mercoledì. Proprietari della franchigia di baseball dei Chicago Cubs, hanno fatto sapere, attraverso una società di comunicazione londinese, di guidare una cordata di investitori che venerdì avrebbe presentato un’offerta formale per il club di West London, “comprendendo l’importanza di investire per il successo sul campo, nel rispetto delle tradizione del club, dei tifosi e della comunità”;
  • Hansjörg Wyss, ottantaseienne miliardario svizzero, sembra aver già presentato una prima offerta alla corte dei Blues insieme ad altri soci all’indomani delle vicende societarie successive all’inizio dello scontro Russia-Ucraina;
  • Nick Candy, in compagnia di diversi partner internazionali, tra cui spicca il nome dell’italiano Gianluca Vialli, CEO della Candy & Candy, leader nel settore immobiliare britannico e storico supporter dei Blues. Ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Sky Sports la scorsa domenica “amo il Chelsea sin da quando avevo quattro anni, non mi importa dove andrà a finire, anche se in mani non mie, basta che sia in mani sicure”;
  • Todd Boehly, finanziere americano con cui Roman aveva già trattato nel 2019, la cui rispetterebbe a pieno gli standard imposti dal Raine Group e appare molto sicuro della propria offerta, giudicandola la migliore e la più completa;
  • Il fondo californiano Oaktree Capital, che gestisce asset per circa 166 miliardi di dollari e già noto nel mondo del calcio per aver finanziato l’Inter nel 2021 per 275 milioni, ha mostrato interesse insieme ad un gruppo di miliardari americani come riportato nei giorni scorsi dal Financial Times;
  • Aethel partners, società di servizi finanziari specializzata in private equity e in alternative asset management, che ha presentato un’offerta del valore di oltre 2 miliardi di sterline per acquisire il Chelsea e che sembra particolarmente interessata al progetto di un nuovo Stamford Bridge, soddisfacendo una delle principali condizioni imposte dal Raine Group su richiesta del patron Blues;
  • Jim Ratcliffe, imprenditore britannico proprietario dell’azienda chimica Ineos, considerato l’uomo più ricco del Regno Unito con un patrimonio nel 2021 che supera i 17 miliardi di dollari, e che già nel 2019 aveva trattato il Chelsea, decidendo poi di rinunciare per le richieste troppo elevate di Abramovich;
  • Stephen Ross, miliardario americano fondatore di The Related Companies (società leader nel settore del real estate), proprietario dei Miami Dolphins, che si era già precedentemente affacciato in Europa come finanziatore del progetto Superlega è l’ultimo nome della lista dei possibili acquirenti del Chelsea.

Nonostante la situazione societaria estremamente delicata, i ragazzi di Thomas Tuchel continuano a restare competitivi su tutti i fronti. Dopo aver conquistato una vittoria all’ultimo respiro contro il Newcastle lo scorso sabato davanti ai propri tifosi, consolidando il terzo posto in campionato, grazie al proprio gioiello Kai Havertz, mercoledì sera sono riusciti a strappare i quarti di finale di Champions League in casa del Lille, trascinati dal proprio capitano Cezar Azpilicueta, autore del gol del 2-1 finale e domani disputeranno la semifinale di FA Cup a Middlesbrough.

Se nel 2019 la coppa dell’Europa League, alzata dai Blues davanti ai rivali dell’Arsenal nella finale di Baku sotto la guida di Maurizio Sarri, poteva sembrare l’ultimo trofeo della storia di Abramovich con il Chelsea, oggi, proprio l’annata vincente dei ragazzi di Thomas Tuchel, incoronata con la vittoria della Champions League e della Coppa del mondo per club, è destinata a porre fine al ventennio Blues dell’impero di Roman.

Ora, in attesa dell’ufficialità delle prima offerte, una certezza c’è ed è che il futuro presidente del Chelsea si troverà davanti la grande responsabilità di replicare la storia ricca di successi dello storico numero uno dei Blues: Roman Abramovich.

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