La NBA si trasferisce ad Orlando per terminare la stagione

In seguito alla pandemia da Coronavirus, la maggior parte dei campionati sportivi in tutto il mondo ha preso la saggia decisione di sospendere temporaneamente le proprie competizioni. L’attenzione di tutto il mondo era focalizzata, giustamente, sull’obiettivo primario di combattere il virus, relegando lo sport in secondo piano. Tuttavia, il miglioramento della situazione, in alcuni paesi ad oggi ha permesso la ripresa di numerosi campionati, tra i quali spicca l’NBA. 

Nei primi giorni di giugno tutti i proprietari delle franchigie hanno incontrato virtualmente il commissioner della NBA Adam Silver per decidere le sorti di questa atipica stagione. Quasi all’unanimità, con l’unica eccezione dei Portland Trail Blazers, è stato deciso che la stagione ripartirà ad Orlando, dove tutte le squadre saranno completamente isolate e controllate regolarmente per evitare che vi siano contagi. Il complesso sportivo che ospiterà le partite è a DisneyWorld, dove si creerà una vera e propria “bolla” con i giocatori e le franchigie completamente isolati dall’ambiente esterno. Il paradosso di questa ripartenza riguarda proprio questo distaccamento: negli Stati Uniti il numero di contagiati da Coronavirus fatica a diminuire con oltre tre milioni di persone contagiate da marzo, un numero più alto rispetto al totale dei casi registrati in tutta Europa. Anche se la situazione dall’altra parte dell’oceano pare ancora fuori controllo, i giocatori NBA vivranno in un ambiente completamente a sé, isolato dal tragico momento degli Stati Uniti.

Ad Orlando non tutte le squadre saranno presenti. Solo le migliori otto per conference (ovvero quelle in zona playoff) e tutte le squadre che distano meno di sei vittorie dall’ottava classificata avranno otto partite per cercare di ottenere un posto per la fase finale, i playoff. Le regole di quest’ultimi saranno uguali a quelle degli anni passati, con l’unica eccezione del caso in cui l’ottava e la nona classificata si dovessero trovare a meno di 4 vittorie di distacco verrà effettuato uno spareggio dove all’ottava basterà vincere una sola partita per qualificarsi mentre alla nona ne serviranno due. Le squadre potranno inoltre sostituire gli eventuali giocatori positivi e quelli che hanno deciso di non partecipare alla fase finale: è infatti stato escluso che possa essere penalizzato chi non se la sentisse di giocare. JR Smith e Jamal Crawford sono due dei giocatori più interessanti che torneranno per rimpiazzare alcuni assenti e sicuramente cercheranno di offrire un contributo importante alle proprie squadre per guadagnarsi un contratto nella prossima stagione.

In una “NBA season” e contesto sociale così peculiare non è stata sicuramente una decisione facile quella di ripartire. Oltre che per il virus, nelle ultime settimane il clima negli Stati Uniti è stato molto teso anche per via delle numerose proteste contro il razzismo. Alcuni giocatori, tra i quali la stella dei Nets Kyrie Irving, sostengono che il finale di stagione di un evento mediatico così seguito potrebbe togliere attenzione alla più importante lotta contro il razzismo. Irving ha dunque invitato il commissioner NBA Silver a rivedere il “piano di Orlando” per non intromettersi nelle proteste del movimento “Black Lives Matter”, ponendo dunque un ulteriore ostacolo alla ripartenza del campionato.

Anche se difficoltosa e sicuramente controversa, la ripartenza della NBA ad Orlando probabilmente avverrà e le ragioni principali per le quali la National Basketball Association ritiene necessario giocare sono principalmente di tipo economico. Nel caso in cui la stagione finisse oggi, senza quindi disputare ulteriori partite, verrebbero persi oltre 900 milioni di dollari di diritti che le squadre firmerebbero con le televisioni nazionali. I delicati equilibri finanziari dietro il campionato potrebbero dunque venire meno se si deciderà di fermare il torneo, con conseguenze ed un effetto domino sugli stipendi dei giocatori che potrebbe addirittura mettere in dubbio la permanenza di alcune squadre nel campionato.

Le responsabilità sulle spalle del commissioner NBA Adam Silver sono quindi molte. Da un lato è auspicabile tornare a giocare per garantire il futuro della NBA, d’altra parte è però necessario garantire la massima sicurezza sia per i giocatori che per lo staff. Adam Silver ha sottolineato in svariate occasioni come l’elemento indispensabile per la ripartenza sia da rinvenire nella prudenza e questo implica che nel caso di numerosi giocatori positivi all’interno della “bolla” il campionato potrebbe di nuovo fermarsi. Nonostante queste previsioni indubitatamente auspicabili, tuttavia, la realtà è ben diversa, e tantissimi giocatori sono già stati trovati positivi al virus. L’ultima notizia che ha destato stupore riguarda la positività di Russell Westbrook, MVP del 2017 e attuale giocatore dei Rockets che dunque non sarà presente ad Orlando, almeno per le prime settimane. I Brooklyn Nets sono la squadra che è stata toccata maggiormente dal virus: Kevin Durant, Spencer Dinwiddie, DeAndre Jordan e Michael Beasley sono stati trovati positivi, costringendo dunque la franchigia a schierare un quintetto inedito per il torneo di Orlando. Le previsioni di inizio stagione sono dunque state stravolte, con alcune squadre tra le quali i Brooklyn Nets e gli Houston Rockets che a causa di assenze importanti faranno probabilmente più fatica ad imporsi contro le avversarie rispetto al previsto.

Dovremo comunque aspettare ancora alcuni giorni per sapere con certezza se la ripartenza del campionato sarà confermata. Ad oggi, la data ufficiale nella quale i giocatori scenderanno nuovamente sul parquet è fissata per il 30 Luglio. Il numero di spettatori della NBA negli ultimi anni si è aggirato attorno ai 50 milioni, dunque le partite ad Orlando rappresenterebbero sicuramente un momento di svago per moltissimi tifosi. Oltre al fattore economico, è anche la passione per questo sport il vero motivo per il quale è importante concludere il campionato: gli organizzatori, giocatori e staff daranno il massimo per offrire intrattenimento ai tifosi, tenendo però in considerazione l’importanza cruciale della sicurezza ed il contenimento del virus.

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