
LA QUESTIONE BUDGET CAP
In data 11 ottobre 2022, un comunicato della FIA ha notevolmente scosso gli animi in merito alla questione Budget Cap in Formula 1. La questione, di cui si aveva conoscenza già nelle scorse settimane, ha subito un repentino cambio di passo dopo la vittoria del campionato da parte di Max Verstappen, pilota per la Oracle Red Bull Racing, grazie alla prima posizione ottenuta nel Gran Premio del Giappone di Suzuka. Quest’ultima scuderia, assieme all’Aston Martin sono state entrambe giudicate colpevoli di aver violato il regolamento finanziario da parte della federazione internazionale dell’automobilismo. C’è però una differenza: mentre per Aston Martin si è trattato solo di un vizio procedurale (avere escluso una voce di bilancio che andava inserita), per cui la sanzione si limita ad una mera multa, la Red Bull ha invece ha infranto, in misura minore, il tetto dei costi.
Il termine “minor breach”, come spunta riportato dal comunicato ufficiale FIA, ha lasciato non pochi dubbi di traduzione da parte dei giornali nostrani, ma è da intendersi che l’interpretazione data dalla FIA faceva riferimento ad una violazione al di sotto del 5% del budget cap, che ammonta a 145 milioni di $. Si parla di 7,25 mln. Nei giorni antecedenti il verdetto, Red Bull ha lavorato con la federazione cercando di dimostrare che alcune voci per loro non rientrassero dentro il budget cap, mentre per la federazione sì. Con questo lavoro, sono riusciti a scongiurare di entrare all’interno del “material breach” che avrebbe portato conseguenze peggiori, ma la situazione non è comunque da sottovalutare.
La questione che ha portato maggiori dubbi a riguardo è il fatto che l’infrazione del regolamento, facente riferimento alla stagione 2020-2021, vinta dal pilota Red Bull Max Verstappen all’ultima gara contro Lewis Hamilton, dipendesse da voci economiche che inizialmente facevano trapelare come la scuderia avesse apportato modifiche illegali all’ala, per generare maggiore deportanza, mentre le ultime indiscrezioni parlano di come il team abbia sforato il budget cap tramite spese per il personale in ferie e spese di catering post-gara. Tuttavia, la notizia, che non è stata smentita da Red Bull, non è da prendere come necessariamente vera, tenuto conto il fatto che le sanzioni dipendono anche dalle voci di bilancio che sono state toccate; dunque, converrebbe alla scuderia far trapelare queste voci. Il post emerso sui canali social della Red Bull non sembra far emergere alcuna intenzione da parte del team di ammettere le colpe e tirarsi indietro, il che vuol dire che la questione potrebbe ancora durare per molto.
La FIA invece si è riservata di decidere nei prossimi giorni, e le sanzioni (che sono comunque cumulabili) in ballo potrebbero essere tante:
▪ reprimenda pubblica;
▪ multa;
▪ esclusione dalle sessioni, fatta eccezione per la gara;
▪ limitazioni all’utilizzo della galleria del vento per sviluppi futuri;
▪ limitazioni del budget cap per il futuro.
Queste le più gettonate, anche se sembra che tal precedente storico pericoloso potrebbe portare alle altre scuderie a sforare il budget con l’intenzione di vincere per quell’anno, salvo poi scontare delle mere penalità l’anno successivo, o, come in questo caso, dopo due anni. Ecco perché le altre due sanzioni potrebbero essere più congrue:
▪ diminuzione dei punti nella classifica costruttori dell’anno 2020-2021 (classifica vinta dalla Mercedes);
▪ diminuzione punti nel mondiale piloti, con conseguente assegnazione del campionato 2020-2021 a Lewis Hamilton.
Seguiranno sicuramente sviluppi, sicuramente il mondiale 2020-2021 è messo di nuovo in discussione. Per la FIA sarà una decisione storica, per questo motivo potrebbe volerci ancora un po’, ma per certo da questo momento in poi, indipendentemente dalla decisione presa, in Formula 1 nulla sarà più come prima.
di Spampinato Antonio
L’EFFETTO PALLADINO SUL PROGETTO MONZA
Il Monza è una delle squadre mediaticamente più famose degli ultimi anni. È il 2018 quando Fininvest rileva interamente la squadra, militante in serie C, per una somma vicina ai 3 milioni di euro e, soprattutto, nomina Adriano Galliani come amministratore delegato. Si ricrea dunque la coppia Berlusconi – Galliani che per anni e anni ha fatto sognare i tifosi del Milan e che ora fa ben sperare quelli monzesi. Difatti, dopo una cavalcata neanche troppo tortuosa di quattro anni e campagne acquisti nelle serie minori da far invidia alle squadre di serie A, il Monza raggiunge per la prima volta nella sua storia la massima serie.
Galliani conferma Giovanni Stroppa come allenatore e inizia a costruire una squadra per cercare di raggiungere una salvezza tranquilla, o qualcosa di più. Sono circa 20 i milioni spesi per formare una squadra con un’idea precisa dettata da Berlusconi: una squadra giovane, italiana e competitiva. Dopo aver acquistato Pessina, Sensi, Caprari, Petagna e tanti altri, inizia a delinearsi un undici composto da giocatori di esperienza e di qualità abituati alla tattica del campionato italiano. Insomma, intorno alla neopromossa le premesse sono ottime e, in virtù del clamore creato, oltre ai tifosi si è formata anche una folta schiera di simpatizzanti della squadra. Dopo un’ardua vittoria in Coppa Italia con il Frosinone, al Brianteo arriva un Torino speranzoso e ostico guidato dal tenente Juric: il Monza perde 2-1 lasciando forse troppa profondità e spazio tra le linee ad una squadra le cui basi offensive sono proprio queste.
Nelle giornate successive arrivano cinque sconfitte ed un pareggio quasi a far emergere quelle difficoltà che Stroppa aveva già dimostrato nella massima serie con il Crotone. Giovanni Stroppa, allenatore italiano classe 1968, alla terza esperienza in serie A dopo aver raggiunto le altre due con il Crotone, è considerato uno specialista delle promozioni. Il suo schieramento tipico è il 3-5-2 basato sul possesso palla, sul gioco sugli esterni e sulla costante presenza nella metà campo avversaria. In possesso, il difensore centrale della difesa a 3 detta i tempi ed è il primo a gestire e far girare la palla, i braccetti si allargano, gli esterni si alzano e i centrocampisti si inseriscono negli spazi tra centrocampo e difesa avversaria. Questo schieramento però, come a Crotone, risulta forse troppo offensivo per la Serie A. Essendoci un ritmo molto più alto, il ritardo nel rientro di centrocampisti ed esterni una volta persa palla lascia praterie nella formazione monzese che, nella massima serie, sono subito punite. Perciò, in virtù di 5 sconfitte, un pareggio e 14 gol subiti finisce la storia d’amore tra il Monza e Giovanni Stroppa, e inizia il casting per il sostituto.
Tanti nomi in ballo, tra cui quelli di De Zerbi e di Ranieri ma alla fine Berlusconi e Galliani optano per la soluzione meno prevedibile, quella interna, ossia puntare sull’allenatore della primavera Raffaele Palladino. Questa scelta sorprende molti tifosi brianzoli e non: affidare ad un allenatore giovanissimo e senza esperienza in serie A una squadra invischiata nella lotta retrocessione, sarà l’idea giusta? Per lui garantisce Adriano Galliani affermando che “ha la stoffa del grande allenatore”, non la benedizione dell’ultimo arrivato. Quindi Raffaele Palladino classe 1984 si siede sulla scottante panchina del Monza e lo aspetta una partita molto difficile, la domenica seguente dovrà fronteggiare la Juventus. Per quanto riguarda lo stile di gioco, dalla prima conferenza stampa ha sempre affermato di ispirarsi a Gasperini e Juric rispettivamente allenatore e compagno in passato e che ad oggi, attuano un gioco basato sull’aggressione alta dell’avversario e sulla massima intensità di esecuzione, che in serie A sta funzionando molto bene.
Cosa ha portato Palladino? In primis entusiasmo, galvanizzato dalla sua prima esperienza in serie A poi stabilità mentale e difensiva. Essendo molto giovane (38 anni), perciò quasi coetaneo dei giocatori e da poco ritirato dall’attività agonistica, ha creato un ambiente quasi confidenziale che ha portato i giocatori a fidarsi ciecamente di lui. In più, portando avanti una formazione simile a quella che Stroppa ormai schierava da due anni, ha trovato i principi della formazione e soprattutto, della difesa a 3, già delineati.
E i cambiamenti? Innanzitutto, cambia da 3-5-2 a 3-4-3 accantonando i fedelissimi di Stroppa (Marrone e Molina) e puntando su una difesa a 3 di esperienza e un attaccante che funge più da uomo d’area che tendente al movimento su tutta la linea. Il cambiamento principale, però, si trova sugli esterni di centrocampo dove a sinistra risale il promettente Carlos Augusto (utilizzato quasi sempre come difensore centrale da Stroppa) e a destra l’accantonamento di Birindelli a favore di Ciurria, un esterno offensivo mancino utilizzato in una posizione a lui nuova, e ciò per favorire anche i cross tagliati a piede invertito. E proprio così con l’entusiasmo che lo ha contraddistinto dal primo giorno e ha contagiato la squadra e una prestazione con gli attributi, il Monza raggiunge contro la Juventus la sua prima storica vittoria in Serie A. E come? Vince 1-0, proprio con gol di un uomo d’area (Gytkjaer) su cross dell’esterno a piede invertito (Ciurria).
Visionario o no, Palladino ha saputo prendere i giocatori del Monza in un momento buio portando quella linfa vitale imprescindibile per qualsiasi squadra, soprattutto se invischiata nella lotta retrocessione. Continuerà cosi? Per lui garantisce Adriano Galliani.
di Tavella Pietro