
LE FOLLI POLIZZE ASSICURATIVE SUI MONDIALI: UN TESORO DA 22 MILIARDI DI STERLINE
Immersi nel torrido deserto del Qatar, sotto un’incessante pioggia di critiche, finalmente il primo Mondiale invernale nella storia del calcio ha inizio. La più insolita Coppa del Mondo parte vedendo i suoi due più grandi protagonisti, Messi e Cristiano Ronaldo, in situazioni del tutto surreali fino a pochi giorni fa: il primo crolla davanti alla corazzata Saudita con la sua Albiceleste, mentre il secondo rimane svincolato a soli due giorni dell’esordio con il suo Portogallo.
Nel frattempo, nella prima uscita dei campioni in carica francesi, dopo soli nove minuti, in occasione del primo gol dell’Australia, un movimento innaturale del ginocchio di Lucas Hernández lo costringe a lasciare il campo in lacrime, facendo temere il peggio e tenendo tutti col fiato sospeso anche a Monaco di Baviera.
“Rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro”: così recita la nota ufficiale della federazione francese. Una notizia che lascia l’amaro in bocca, nonostante la vittoria, non tanto al popolo transalpino, quanto al Bayern, che rivedrà il giocatore in campo non prima della stagione 2023/24 e dovrà cercare un degno sostituto nella sessione di mercato invernale.
La questione infortuni in nazionale ha da sempre fatto molto discutere e spesso ha portato allo scontro tra club e federazioni. Per questo, la FIFA, specialmente in occasione di un mondiale a metà della stagione, ha stabilito una copertura contro gli infortuni riportati in nazionale tramite il Club Protection Programme.
Proprio perché i rischi legati alle attività degli atleti professionisti sono numerosi, la compagnia assicurativa Lloyd’s, da diversi anni ormai, si è specializzata nel business delle assicurazioni sportive, arrivando a sottoscrivere contratti assicurativi individuali intorno alla sbalorditiva cifra di 150 milioni di sterline su infortuni e polizze salute dei giocatori. Nello specifico, l’impresa stima le polizze utilizzando come parametri non solo i crescenti stipendi del mondo del calcio, ma anche i ricavi da record dei club e gli importanti contratti di sponsorizzazione dei singoli calciatori.
In particolar modo in seguito alla Pandemia da Covid e a un campionato Mondiale svolto nel momento clou della stagione, il business delle assicurazioni sportive continua inesorabilmente ad espandersi in maniera esponenziale. Il mercato in questione sembra seguire una crescita coerente con lo sviluppo dell’industria dello sport professionistico, che secondo Dbrs Morningstar, raggiungerà entro il 2025 quota 600 miliardi di ricavi, seguendo un tasso annuale di crescita intorno all’8%.
Quindi, prendendo come esempio l’infortunio di martedì sera di Lucas Hernández, la polizza interviene proprio per mitigare l’impatto finanziario della lunga indisponibilità del giocatore, che oltre a gravare sui bilanci della società con uno stipendio da “soli” 18 milioni di euro netti, dovrà necessariamente essere rimpiazzato con un intervento oneroso sul mercato di gennaio da parte del direttore sportivo bavarese Salihamidžić.
Sempre dalle analisi di Lloyd’s, si evince un ulteriore dato molto interessante: il valore assicurabile medio dei giocatori nella fascia 18-24 anni è di 32 milioni di sterline, contro i 12 milioni per gli over 31. Dato non di certo così entusiasmante per la società bavarese in seguito all’infortunio del ventiseienne francese.
Focalizzando l’attenzione su Qatar 2022, il valore totale assicurabile dell’intero torneo, pari a 22 miliardi di sterline, testimonia la clamorosa crescita di questo settore che, in occasione dei Mondiali del 2014, aveva registrato un ammontare nettamente inferiore, pari a 6,2 miliardi di sterline. La cifra risulta, però, coerente alla crescita esponenziale di stipendi, sponsorship e ricavi del mondo del calcio, giustificando i folli valori delle polizze assicurative.
In conclusione, come riporta Milano Finanza, risulta interessante, e quasi profetico, il fatto che Lloyd’s, basandosi sul valore assicurabile stimato più alto di ogni nazionale, abbia elaborato un modello che, prevedendo le prestazioni delle singole squadre, riesca a pronosticare la vincente del Mondiale.
Dopo aver già indovinato i pronostici nel 2014 e 2018, rispettivamente con Germania e Francia, questa volta, con un valore assicurabile di 3,17 miliardi di sterline, la favorita sembra essere proprio l’Inghilterra.
Dunque, non può che sorgere spontanea la domanda, is it coming home?
di D’Addario Luca
L’AZIENDA CR7 E’ ANCORA DECISIVA SUL TERRENO DI GIOCO?
Cristiano Ronaldo ha da pochi giorni raggiunto i 500 milioni di follower su Instagram, diventando la prima persona sulla terra ad infrangere la barriera del mezzo milione e affermando ancora di più la sua posizione di persona più influente al mondo. Ronaldo è ormai da più di un decennio un’azienda vivente che muove milioni di euro ad ogni suo spostamento e di conseguenza la sua risonanza mediatica è fuori dalla normalità: ogni sua frase viene quindi studiata e commentata, ogni suo errore enormemente amplificato e anche ogni sua giocata normalizzata o etichettata come normale.
Dall’altro lato però le performance sul campo stanno iniziando a mancare ormai da un anno, lasciando presagire la possibile fine di un’era che ha visto scontrarsi in infinite battaglie due dei più grandi interpreti del mondo del pallone.
Ad aggravare ancor di più la situazione sono le vicende delle ultime settimane che hanno accompagnato la sua figura: dalle polemiche nelle interviste, alla rescissione con il Manchester United, fino ai video comparsi sui social di possibili frizioni con i compagni di squadra, nonché compagni anche in nazionale, che potrebbero ripercuotersi sulle prestazioni della nazionale ai mondiali.
Inoltre nelle sue due ultime esperienze, Juventus e Manchester United soprattutto, è evidente come l’acquisto di Cristiano Ronaldo non abbia portato più i risultati sperati. Il panorama calcistico sta quindi vivendo una situazione abbastanza nuova: un giocatore che viene acquistato e pagato più per il proprio marchio e i benefici apportati dal punto di vista extra-calcisticio, piuttosto che l’effettivo apporto che il giocatore può ormai dare in campo. Sicuramente non si tratta del primo giocatore il cui acquisto riesce a muovere un’ampia parte di seguito, ma sicuramente rappresenta colui che più di tutti è riuscito in questo intento. Quindi il plus dato al brand della squadra per cui gioca, semplicemente dovuto alla presenza di Cristiano Ronaldo è ancora impareggiabile, però è anche innegabile come le difficoltà riscontrate a trovare una squadra ai massimi livelli pronto ad ingaggiarlo dimostrano come non venga più considerato il giocatore decisivo di qualche anno fa. Anzi spesso è proprio lui (nonostante continui a tenere medie di almeno un goal ogni due partite) il primo a essere etichettato come la causa dei problemi delle squadre o della mancata crescita dei giovani che si trovano oppressi dalla sua ingombrante figura.
Per concludere, comunque, non mi permetterei mai con questo articolo di sancire la fine dell’era CR7 etichettandolo come un giocatore finito, però in questo momento dei dubbi sulla sua effettiva capacità di incidere ancora ai massimi livelli risultano legittimi (e anche giustificati considerando l’età e sarebbero il primo segno di umanità mostrato da un atleta che fin ad ora ha sempre rasentato la perfezione).
di Dapavo Andrea
TRA FASCE VIETATE E TIFOSI FANTASMA: BENVENUTI A DOHA
Tra le goleade di Inghilterra e Spagna, gli zero a zero di Marocco e Croazia, di Messico e Polonia, i flop dello stesso Qatar e quelli ben più altisonanti di Germania ed Argentina, l’unica costante che ha accompagnato il mondiale fino ad oggi è stata la polemica.
Da mesi, forse anni, ormai tutte le maggiori testate giornalistiche italiane, europee e mondiali hanno iniziato a far luce su aspetti sempre più inquietanti che si celano dietro la coppa del mondo assegnata al Qatar: da episodi di corruzione all’interno del massimo organismo calcistico mondiale e non solo, alla tragica vicenda delle morti degli operai impegnati nella costruzione degli stadi, le quali probabilmente non verranno mai quantificate in modo attendibile. Tralasciando, non per importanza, ma per mero criterio temporale, questi temi, parrebbe opportuno focalizzare l’attenzione su eventi delle ultime ore e degli ultimi giorni, meno dibattuti sulle testate giornalistiche ed in rete, sempre e solo probabilmente per un problema di tempistiche, in quanto piuttosto recenti.
All’inizio del mondiale la FIFA ha minacciato le federazioni il cui capitano avrebbe indossato la fascia arcobaleno a sostegno alla comunità LGBTQ+ durante le partite in Qatar, affermando che lo stesso sarebbe stato punibile con l’ammonizione. Molte federazioni, soprattutto europee, si sono trovate quindi a dover rivedere la loro scelta, in quanto essa avrebbe potuto compromettere il mondiale di alcuni dei propri giocatori (si ricordi come sia sufficiente una sola ammonizione per andare “in diffida”), ma non si sono certo astenute dal criticare fortemente questa scelta. L’accadimento più recente in questa direzione (nel momento in cui questo articolo è stato redatto, ndr) è avvenuto prima del calcio d’inizio della partita tra Germania e Giappone, disputata il 23 novembre e terminata con il punteggio di 2-1 a favore dei nipponici. I giocatori della federazione tedesca, una delle più attive e sicuramente in prima linea nella polemica con la FIFA, hanno posato per la tradizionale foto ufficiale con la mano davanti alla bocca: tutti e undici, nemmeno uno escluso. I giocatori hanno dato vita ad un fotogramma che, a prescindere dalle convinzioni personali, rimarrà alla storia per il suo forte impatto e significato, ed anche per questo è stato prontamente ripreso dall’account ufficiale della federazione berlinese su twitter, che ha aggiunto “Con la nostra fascia da capitano, volevamo dare l’esempio dei valori che viviamo nella squadra nazionale: diversità e rispetto reciproco. […] Non si tratta di inviare un messaggio politico: i diritti umani non sono negoziabili. […] Proibire la fascia è come tentare di chiuderci la bocca.” Un autentico smacco ed un metaforico schiaffo alla FIFA ed al suo presidente Gianni Infantino, in una vicenda che va ben oltre il rettangolo da gioco, soprattutto se a ciò aggiungiamo che la ministra dell’interno federale Nancy Faeser era presente nella tribuna autorità ed indossava proprio la fascia incriminata (gesto peraltro compiuto nei giorni scorsi dall’ex calciatrice inglese ed ora commentatrice per la BBC Alex Scott).
Un altro aspetto degno di nota che sta emergendo nelle ultime ore, alimentando ulteriormente le polemiche, riguarda la cornice stessa del mondiale. Negli ultimi giorni hanno spopolato, specialmente sui social media, video di tifosi “non veri”, ingaggiati (secondo alcune ricostruzioni dietro compenso) per esibirsi in carnevalesche sfilate a sostegno di questa e di quella nazionale. Il 22 novembre il quotidiano La Repubblica ha scritto “Sulla metro rossa, lunedì sera, incontriamo alcuni ragazzi. Hanno lo stesso equipaggiamento di sciarpa, bandiera indossata come un mantello, maglia da gioco (contraffatta), ma di quattro squadre diverse: Portogallo, Francia, Argentina e Brasile. Parlano la stessa lingua, vengono dalla stessa regione, forse dall’India o dal Nepal, come la stragrande maggioranza di chi vive a Doha.” Nonostante questi tentavi (secondo lo stesso quotidiano i tifosi ingaggiati nelle settimane precedenti al torneo toccherebbero quota centomila), il mondiale è a corto di tifosi. Si parla di strade e bar che trasmettono le partite deserti anche in prossimità degli stadi. Ed anche gli stadi stessi non appaiono quasi mai pieni, nonostante i dati ufficiali contraddicano questa percezione. Che poi forse tanto una mera percezione non è, visto che i seggiolini vuoti sono spesso ben visibili anche dalla tv. La domanda quindi è una sola: era veramente necessario?
di Bianchini Rodolfo