26 Gennaio 2023 – Newsletter

“BREAK POINT”, “DRIVE TO SURVIVE”, “ALL OR NOTHING”: LE SERIE TV COME VEICOLO DI DIFFUSIONE DELLO SPORT

La diffusione dello sport passa anche dalla sua rappresentazione nel piccolo schermo: ora il fenomeno delle serie TV ha investito anche il mondo dello sport, con l’ultima uscita di “Break Point” su Netflix, la quale narra le vicende di alcuni dei tennisti più talentuosi nel panorama mondiale alle prese con la stagione sportiva, con l’obiettivo di portarsi a casa i trofei in palio. Tra questi vi è anche l’italiano Matteo Berrettini, il quale ha i riflettori su di lui nel programma.

Trattare lo sport rendendolo fruibile per gli appassionati delle serie è già un’idea che vive nelle menti dei produttori da un po’: tra quelle con maggiore successo si può ritrovare “Drive to Survive”, prodotta dalla BoxToBox Production, che ha anche prodotto Break Point. Questa narra le vicissitudini che incorrono in una stagione di Formula 1, dove si possono conoscere emozioni, racconti e conversazioni all’interno delle scuderie, sia da parte di piloti che di team principals. In programma per la casa di produzione anche le uscite future di una serie sul golf chiamata “Full Swings”, una ulteriore sul Tour del France per non parlare di quella sui Mondiali del Qatar appena svolti che uscirà successivamente.

Inoltre, come non citare la ormai famosissima serie “All or Nothing”, prima partita dal football americano e poi passata al rugby per poi entrare nel mondo del calcio, dove ha conosciuto la massima visibilità. Anch’essa racconta all’interno di una squadra l’approccio ad una stagione sportiva andando nel profondo delle circostanze di gestione di una società sportiva in toto, oltre che della squadra.

Tali prodotti hanno permesso a tantissimi appassionati di poter arrivare a conoscere il lato meno visibile della preparazione agli eventi sportivi effettuata dagli atleti, i quali si mettono a nudo di fronte alla telecamera trasmettendo sensazioni, pensieri ma anche spiegazioni a certi tipi di eventi come infortuni, trasferimenti, incidenti, vittorie trionfanti ma anche sconfitte che bruciano. Insomma, un prospetto a 360° di ciò che contraddistingue la vita di un atleta professionista.

Ciò indirettamente ha comunque permesso l’ampliamento delle possibilità di visibilità sia di atleti che di squadre, quindi di società, le quali hanno intuito il potenziale economico di questo prodotto: il poter mostrare il dietro le quinte di un ambiente come quello sportivo non può che raccogliere ancora più appassionati a seguire gli eventi sportivi di cui quelle società fanno parte. Dal punto di vista economico quindi è un potenziale vantaggio, anche se tutto come sempre dipende dalle prestazioni messe in campo o in pista.

Insomma, anche lo sport ha aperto le sue porte alla mondovisione, cercando di creare prodotti sempre più accattivanti da offrire al grande pubblico anche per trarre vantaggi competitivi sulle altre società come ricavi e come visibilità, soprattutto nei paesi ancora dove questi sport sono in fase di sviluppo ma anche dove sono già più radicati, in modo da rendere ancora più fidelizzati i tifosi e gli appassionati.

di Marco Munari

LA JUVENTUS RISCHIA PIU’ DI QUANTO SI CREDA

È del 19 gennaio 2023 la notizia shock che ha investito il calcio italiano e che potenzialmente potrebbe colpire anche l’Europa. 

La Corte d’Appello federale della FIGC ha accolto l’istanza per revocazione del processo plusvalenze, presentata dalla procura, e ha così riaperto un procedimento sportivo a carico della società. La squadra è stata penalizzata con -15 punti in classifica e sono state inflitte sanzioni a 11 dirigenti bianconeri. Per quanto riguarda i dirigenti, sono state decise inibizioni per 30 mesi a Paratici, 24 mesi ad Agnelli e Arrivabene, 16 mesi a Cherubini, 8 mesi a Nedved, Garimberti, Vellano, Venier, Hughes, Marilungo e Roncaglio. La Corte ha confermato il proscioglimento per gli altri 8 club coinvolti (Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara) e i rispettivi amministratori e dirigenti.

La Corte aveva infatti chiuso il processo nei mesi precedenti per mancanza di prove che evidenziassero la colpevolezza del club. Tuttavia, l’istituto della revocazione prevede che un processo si possa riaprire quando emergono fatti nuovi o risalenti ma in precedenza non acquisibili, che, se fossero stati noti all’epoca del primo processo avrebbero determinato un esito diverso. In questo caso il divieto del ne bis in idem lascia il passo all’accertamento di una nuova verità.

Seppur non sono ancora emerse le motivazioni della sentenza, da quello che circola, non vengono punite le singole operazioni, ma il «sistema» apparentemente messo in atto dalla sola Juventus. Potrebbe essere stato valutato che il modus operandi juventino violasse il principio di lealtà (articolo 4 del codice di giustizia sportiva), per cui la valutazione dei calciatori non veniva fatta sulla base di considerazioni tecniche bensì esclusivamente di «cosmesi contabile». La Corte sembra avere valutato con potente gravità la situazione sostanziale, in quanto seppur Procuratore generale di Torino avesse chiesto solamente 9 punti di penalità, ne sono stati comminati 15, sulla base evidentemente di dati istruttori molto gravi. 

La cosa che stupisce è che le prime dichiarazioni dei dirigenti della Juventus utilizzate dall’universo bianconero oscillano fra il complottismo (vendetta politica per la creazione della Superlega) e vittimismo (lo facevano anche gli altri e a pagare siamo sempre noi). 

Tuttavia, la situazione è ben diversa: è sicuro che le società sportive ultimamente soffrono di grandi difficoltà economiche, tali da non rendere più remunerativo, ma invero infruttuosa la gestione di una società calcistica, per via degli stipendi sempre più alti, dei costi di gestione ingenti e di mancati ricavi dovuti alla stangata Covid. È probabile quindi che molte società abbiano utilizzato un sistema simile per cercare di far quadrare alcune voci di bilancio, ma va tenuto in mente che la Juventus è una società quotata in borsa: doveva sottostare a specifici obblighi e principi contabili che non valgono per gli altri, che provocano il reato di falso in bilancio. 

La Juventus ha annunciato che farà ricorso: entro 30 giorni dalle motivazioni potrà rivolgersi al Collegio di Garanzia presso il Coni che non potrà decidere nel merito ma solo su temi di legittimità. Potrà annullare la sentenza, confermarla o rinviare il giudizio alla Corte per un nuovo processo. Poi la Juve potrà ricorrere al Tar del Lazio e quindi al Consiglio di Stato.

Ciò che ad oggi è sicuro è che con la penalizzazione la Juventus è scesa al decimo posto in classifica a quota 22 (ora 23 a seguito del pareggio con l’Atalanta) insieme a Empoli e Bologna.

Con i 15 punti in meno e l’obiettivo qualificazione alla Champions League ora difficile da raggiungere il titolo del club giù dell’8%, sotto quota 30 centesimi.

Inoltre, ad attendere novità vi è anche la Uefa, che poi farà le proprie mosse al riguardo. La federazione europea ha aperto un’indagine il 1° dicembre, sulla base dell’inchiesta Prisma e dell’indagine della Consob, su possibili violazioni del fairplay finanziario. Violazioni che potrebbero essere legate anche alla manovra stipendi seguita alla crisi Covid: la Juventus a settembre aveva patteggiato il rientro nei parametri del fair play entro tre anni, pagando 3,5 milioni di multa che potrebbero salire fino a 23 se non rispettasse gli impegni. Qualora però la Juventus venisse condannata per aver falsificato i bilanci sotto inchiesta, sulla base dei quali era stato patteggiato l’accordo, la Uefa potrebbe sanzionarla in maniera pesante, fino a escluderla dalle coppe. A marzo poi, è attesa la sentenza della Corte europea sul contenzioso legato alla Superlega.

In merito alla questione stipendi è emersa anche la “Carta Ronaldo”, pubblicata negli scorsi giorni dal Corriere. Era stato soprannominato da tutti il “documento che non doveva esistere”, eppure oggi è in mano alla Guardia di Finanza ed è soprattutto a disposizione degli inquirenti che stanno indagando sul caso Juventus. Si tratterebbe di una side letter che deriva dalla manovra degli stipendi relativa alla stagione 2020-2021 in cui è stata messa in atto la rinuncia fittizia delle mensilità da parte di alcuni giocatori bianconeri. Nella scrittura privata si legge che la Juventus avrebbe dovuto consegnare a Cristiano Ronaldo la somma di 19,5 milioni di euro a titolo di Accordo Premio Integrativo entro il 31 luglio del 2021. Tale documento, tuttavia, non è mai stato depositato in Lega Calcio. Il portoghese non rischia ovviamente nulla, ma indipendentemente dalla sua eventuale costituzione come parte civile nel processo penale contro la società bianconera, la Juve rischia moltissimo anche in questo fronte. Una situazione che forse spiega ancora di più la decisione di qualche mese fa da parte di Agnelli e di tutta la dirigenza di dimissioni, cercando di allontanare un polverone che tuttavia si è alzato e non sembra volere allontanare la nuvola della Juventus, con i giocatori che, molto colpiti dalla situazione, dovranno dimostrare di essere uniti e di sapere andare oltre le vicende extra-campo, soprattutto per le vere vittime di tutto ciò: gli onesti ed ignari tifosi che sicuramente non meritano un mondo del calcio che si sta nuovamente macchiando come quel famoso 14 dicembre 2009, in cui calciopoli sconvolse lo sport italiano. 

di Spampinato Antonio

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