04 Maggio 2023 – Newsletter

SOLDI VS IDEE: CONFERENZA SU CALCIO E SOSTENIBILITA’ IN UNIVERSITA’ BOCCONI

Nel pomeriggio di giovedì 27 aprile, nell’aula magna in via Gobbi dell’Università Bocconi, si è svolta una tavola rotonda legata al tema della sostenibilità nel mondo del calcio. Il panel era composto da personalità importanti del settore, come Alessandro Antonello, CEO dell’Inter; Maria Luisa Colledani, giornalista del Sole 24 Ore; Laura Giuliani, portiere del Milan Femminile e della Nazionale italiana; Paolo Scaroni, presidente del Milan, e Michele Uva, Social and Environmental Sustainability Director della UEFA. Il ruolo di moderatore è stato affidato al professor Gianmarco Ottaviano dell’Università Bocconi. Il titolo della conferenza ha ripreso il libro appena pubblicato da Uva e Colledani sul tema, che racchiude in modo puntuale come le idee, oltre alle risorse, possano contribuire a rendere una società calcistica sostenibile

Dopo i saluti del professor Donato Masciandaro, direttore del Centro Baffi Carefin che ha organizzato l’evento, la professoressa Ariela Caglio ha introdotto il tema, sostenendo come nel calcio non si parla più di uno scontro con la sostenibilità, ma che ora i due termini si associano e si legano a doppio filo. La direzione che il sistema calcio vuole intraprendere è quella diretta alla sostenibilità ambientale e sociale, oltre che economica, seguendo gli obiettivi di sviluppo sostenibili dell’agenda 2030. L’iniziativa Football for the Goals, creata dalle Nazioni Unite, è simbolo di questa idea. Ogni appassionato poi può rendersi conto di quanto le società ritengono importante il tema osservando alcuni sustainability rankings, prodotti valutando i club lungo le dimensioni ESG, come quello effettuato da Responsible o da Brand Directory, i quali si differenziano per i diversi algoritmi utilizzati, ma che come denominatore comune hanno l’interesse delle società ai temi di ESG.

Una prima leva per creare sinergie tra le dimensioni di sostenibilità è misurare e comunicare, sia internamente che esternamente, il proprio impegno per la sostenibilità, vero e proprio veicolo di generazione di valore. Ciò permette di avere processi decisionali migliori, sia per autodisciplina dell’organizzazione, sia per accountability verso l’esterno, oltre a migliorare il dialogo con gli stakeholder e con gli investitori, alzando in toto il livello di processo di creazione del valore. Alla sostenibilità ESG si affianca la sostenibilità sportiva, ma la leva sostanziale che permette di essere sostenibili è l’innovazione, fondamentale per poter avere successo nel calcio mediante le idee. 

Uva ha dichiarato come due anni fa, assumendo il ruolo che attualmente ricopre nella UEFA, è stato incaricato di chiarire il tema a livello calcistico europeo nell’istituzione: “inizialmente non è stato facile, in quanto esisteva la responsabilità sociale come attività di sostegno civile ma non era un tema direttamente inglobato nelle strategie sia istituzionali che dei club”. È stata quindi creata una strategia applicata direttamente al prodotto calcio, coinvolgendo anche altre istituzioni come le Nazioni Unite, dato il grande potere comunicativo di questo sport, creando quindi campagne di awareness per gli appassionati. Sono state istituite 11 policy, 7 a tema sociale e 4 a livello ambientale. 

L’UEFA, in questo processo, ha dovuto coinvolgere tutte le federazioni nazionali, obbligandole a nominare un manager per la sostenibilità minacciando di non avere accesso a fondi UEFA (come analogamente ha fatto Larry Fink, CEO di Blackrock, intimando spesso con le sue lettere ai CEOs delle aziende finanziate di perseguire la sostenibilità aziendale o di dover rinunciare ai propri capitali), oltre a approvare più di 55 programmi delle federazioni sulla sostenibilità. Sulle leghe il cambiamento è più complesso ma “ci si sta lavorando”, mentre per i club si è fatto leva sulle licenze UEFA, con obbligo di possedere nel proprio organico un manager responsabile della sostenibilità societaria. 

Nominando 550 manager nei Club e altri 55 nelle federazioni si è formata quindi “una comunità che parla con un linguaggio sostenibile, scandito da una grammatica calcistica”. Uva ha poi concluso annunciando come dal Campionato Europeo che si svolgerà in Germania nel 2024 si potrà usufruire di un sistema di misurazione sulla sostenibilità. Tutto ciò per poter accelerare il processo, in quanto l’idea è di “diventare leader nella sostenibilità e ispirare anche gli altri sport”, mediante un’azione collettiva da parte di tutti gli addetti ai lavori.

Antonello, dalla sua parte, ha chiarito come i modelli di governance si sono evoluti nel tempo: prima erano molto semplici perché il business calcistico era semplice, con magnati che sostentavano le società con i loro patrimoni, i ricavi erano provenienti dalle biglietterie degli stadi e le spese erano prevalentemente per i cartellini dei giocatori. La governance si è evoluta e oggi richiede modelli scientifici più avanzati, già applicati da settori industriali e dei servizi, con il mondo del calcio che si è adattato a questo includendo individui di alta professionalità nel proprio roster di risorse umane. 

Elemento fondamentale è governare l’atipicità del calcio, perché deve coniugare sia la competitività sportiva, considerata dallo stesso Antonello come “industry oxygen”, ma anche la sostenibilità come competitive balance, in modo da tutelare il sistema calcio, evitando di creare posizioni monopolistiche del settore. Il calcio moderno, nato negli anni 80 con i diritti televisivi e le sponsorizzazioni, ha provocato il boom economico calcistico, a cui sono seguiti l’inserimento della legge n°91/1981 per le squadre professionistiche, oltre alla sentenza Bosman del 1995 che ha stabilito che i calciatori dell’Unione europea possono trasferirsi gratuitamente, alla scadenza del contratto, in un altro club purché facente parte di uno stato appartenente all’Unione, oltre a inserire la possibilità di firmare un precontratto con un altro club a 6 mesi dal termine del contratto. Al giorno d’oggi il sistema calcio si ritrova a competere con tutto il mondo dell’intrattenimento, con l’obiettivo di “lavorare per conquistare il tempo libero delle persone”.

Sugli investitori internazionali Antonello, a nome dell’Inter, si ritiene fortunato di “avere Suning come garante di stabilità e di strategia chiara, avendo aperto le porte di una dimensione globale del club cambiando approccio alla quotidianità lavorativa”. Dal mecenatismo della famiglia Moratti si è passati a un modello di governance più aziendalista, con l’obiettivo di competere a livello internazionale ma al tempo stesso intraprendere la ristrutturazione societaria verso il mutamento in una società di intrattenimento, vicina all’audience globale (sono infatti circa 400/500 mln persone che seguono il club). Il presidente Zhang, acquisendo il proprio ruolo a 27-28 anni, si è dimostrato vicino, anagraficamente ma anche come mindset, alle nuove generazioni e al mondo digitale. 

Gli investitori stranieri, conclude Antonello, portano metodi e culture diverse, per cui i club devono convergere le dimensioni diverse rispetto alle metodologie nostrane. Il forte interesse del private equity nel mondo del calcio ha creato fenomeni nuovi su cui la stessa UEFA sta lavorando, come le multiproprietà (si pensi al Manchester City e a tutte le squadre affiliate) per creare un sistema efficiente.

Scaroni, all’ennesimo richiamo sullo stadio del Milan, da lui descritta simpaticamente come “una saga decennale, tanto che alcuni sul web mi chiamano Stadioni”, ha proseguito dicendo come nel mondo del calcio si possono aumentare i ricavi in modo considerevole con uno stadio efficiente, senza aumentare i prezzi per i tifosi ma ospitando aziende che possono utilizzare la possibilità di assistere ad un match come veicolo di promozione, metodo utilizzato all’estero già da molto tempo grazie alle strutture di cui dispongono i club europei. L’Italia non riesce ancora a competere con il calcio europeo, con un delta ricavi di circa 60 mln di euro che mettono a repentaglio la situazione economica. Il mondo del calcio, secondo Scaroni, “è come scalare due montagne, una dei risultati economici e una dei risultati sportivi, e bisogna arrivare in cima ad entrambe contemporaneamente”. Dalla sua parte si è detto soddisfatto del percorso del Milan, in quanto dal punto di vista economico ha dimezzato le perdite nell’ultimo bilancio e sta andando nell’attuale esercizio molto vicino al breakeven point (anche se sarà da verificare a fine esercizio), come sotto il profilo sportivo dove “non ci si può lamentare”. 

La terza montagna da scalare è la sostenibilità, di cui il presidente del Milan, a nome della società, sposa a tutto tondo il progetto UEFA. La responsabilità sociale è fondamentale, credendo nella forza delle battaglie contro ogni forma di discriminazione mediante il grande potere comunicativo del sistema calcio. Scaroni conclude intendendo come ogni dipendente della società deve rappresentare lo stile Milan, contraddistinto da un linguaggio moderato e dal rispetto per tutti i facenti parte del mondo del calcio. Tale stile ha pervaso tutto l’ambiente Milan, e si ritiene doveroso dare il buon esempio agli appassionati con il proprio comportamento. 

Giuliani ha portato alla tavola rotonda la propria esperienza da calciatrice in attività, dichiarando come da atleta si nota come, all’interno della sostenibilità sociale, la diversità è un tema fondamentale, in quanto in una rosa di atleti vivono culture diverse da dover integrare per migliorare la performance collettiva: “per costruire una squadra con atleti che arrivano da contesti diversi, si deve trovare un linguaggio comune”. 

Anche lo stesso portiere ha confermato lo stile Milan a nome di tutto il club, confermando il messaggio veicolato dal presidente Scaroni. “Quando si deve lavorare, con persone che non si conoscono, per il risultato, si rende importante considerare la risorsa umana come individuo a tutto tondo e non solo come atleta o come dipendente”. È importante infatti secondo Giuliani far sentir parte del gruppo nel giusto contesto un proprio compagno, in modo da dimostrare il collettivo come unito, attirando l’attenzione degli stakeholder dandone l’esempio, soprattutto verso i tifosi. Giuliani, arrivando al Milan dopo altre esperienze, si è come “sentita a casa perché l’attenzione verso il singolo è fortissima, arrivando a identificarmi come Laura a 360 gradi nel contesto lavorativo”. Potendo essere a proprio agio e potendo mettere a proprio agio le compagne, si sono creati i presupposti per performare al meglio 

La tavola rotonda si è conclusa con l’intervento di Colledani in cui ha spiegato come la tecnologia ha cambiato il calcio, dichiarando come l’attenzione verso la data analysis parte già da lontano: “nel 2012 l’Arsenal creò un team per l’analisi dei dati, monitorando i giocatori in allenamento e in partita, andando a formare una banca dati di tutti i giocatori per farli performare al meglio, prevenire e curare infortuni, stabilire diete specifiche, stabilire in quali tempi si può avere la miglior forma possibile e così via”. Oggigiorno è talmente diffuso il metodo di mappare tutto quello che accade in campo che anche i club di seconda fascia hanno dei professionisti che trattano i dati a servizio dello staff tecnico. 

La tecnologia aiuta inoltre lo scouting, con i report di calciatori provenienti da tutto il mondo che permettono di mostrare il valore di migliaia di calciatori (qui la citazione importante all’azienda WyScout, fiore all’occhiello del Made in Italy). Altro ambito dove la tecnologia dà frutto è quello degli stadi: “Germania 2024 sarà un evento formato da infrastrutture a basso impatto ambientale, molto tecnologico, come anche la gestione dei biglietti, in quanto ogni tifoso potrà comunicare il mezzo di trasporto con cui arriverà allo stadio, in modo da favorire la gestione del traffico a ridosso della manifestazione”. Sulla questione dei fan token, diffusi ora tra i tifosi, la Colledani li ha descritti quasi come un divertimento ma anche come grande opportunità per gli appassionati: in Turchia per esempio si delegano scelte decisionali importanti delle società ai possessori di essi (per esempio sulle creazioni delle maglie). 

“La prospettiva tecnologica è ancora in crescita, come dimostra il fenomeno del metaverso, dove si vogliono ricreare digitalmente gli spazi che si hanno localmente per fidelizzare ulteriormente i tifosi sparsi nel globo”. Le quote di queste ultime innovazioni sono risibili ma i margini di crescita secondo Colledani sono importanti perché le nuove generazioni sono attratte da un modo diverso di comunicare rispetto a prima, senza dimenticarsi l’importanza di un mix adeguato tra uso della tecnologia e dell’intuito umano.

L’evento si è concluso lasciando spazio alle domande dei presenti, tra cui si deve citare l’importante intervento di Paolo Condò, celebre giornalista sportivo, a cui gli ospiti hanno poi risposto prontamente. Si deve sicuramente parlare di un pomeriggio molto piacevole passato tra le mura dell’Università, sia per gli ospiti che per il mondo Bocconi, che si è dimostrato molto attento al tema e che ha manifestato soddisfazione in ogni momento saliente dell’evento. La speranza è che ne possano seguire molti altri, in modo che si possa coniugare sempre più spesso il lato economico alle idee, soprattutto in un contesto come quello del calcio.

di Marco Munari

GRAVINA ALLA UEFA PER SALVARE IL CALCIO: CONTENERE I COSTI CON IL SALARY CAP?

Risale ormai a qualche settimana fa la notizia della nomina del presidente della FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) Gabriele Gravina nel ruolo di vice-presidente della Uefa. Egli stesso lo scorso 5 aprile ci ha tenuto a ringraziare il presidente della UEFA Ceferin ed i colleghi della confederazione, sottolineando come l’incarico ricevuto rappresentasse un segnale di fiducia personale ed in generale verso la federazione italiana, figlio del complesso ed incessante lavoro comune svolto negli ultimi anni, sempre con grande spirito di collaborazione dai due enti. Proprio nel solco di questo incessante lavoro, il presidente Gravina non ha voluto perdere tempo: secondo quanto riportato da La Repubblica, è istituito dalla UEFA un gruppo di lavoro, di cui egli stesso è il coordinatore, con l’obbiettivo di “migliorare la sostenibilità a lungo termine del calcio europeo”. Il nuovo gruppo di lavoro comprenderebbe 11 rappresentanti di Federazioni nazionali, dell’Eca (organo di rappresentanza dei club), dell’Associazione delle Leghe europee, di Fipfro Europe (sindacato dei calciatori) e di Football Supporters Europe (associazione che rappresenta i tifosi). Questa commissione si è già riunita a Nyon, città in cui la UEFA ha la sua sede principale, e gli argomenti trattati sono particolarmente attuali: spaziano infatti dalle plusvalenze alla solida convinzione che “la sostenibilità finanziaria è fondamentale per il futuro del calcio europeo”. Nonostante la parola plusvalenze non venga ma citata, pare evidente come il focus e la principale fonte di preoccupazione per la UEFA siano il calciomercato e le sue storture. Per eliminare queste ultime, soprattutto in ottica di prevenzione di abusi e per garantire parità di trattamento, la commissione avrebbe proposto “emendamenti ai regolamenti sulla contabilità delle operazioni di trasferimento”.

La prospettiva a lungo termine è però più ampia: appare chiaro infatti che l’obiettivo sia arrivare ad una qualche forma di tetto agli ingaggi. Sempre La Repubblica riporta che è stato istituito un gruppo di lavoro specializzato, il quale “analizzerà l’impatto delle imposte nazionali e degli oneri sociali nelle varie giurisdizioni, per sviluppare meccanismi di controllo dei costi efficaci ed equi. Esaminerà inoltre la fattibilità di misure specifiche che integrino l’attuale regola del costo della squadra”. Si andrebbe quindi verso una forma di salary cap. Questo termine normalmente nel mondo sportivo è associato all’NBA ed è opinione diffusa che sia uno degli strumenti che rende più affascinante la massima lega di basket del Nordamerica. Esso infatti, assieme al meccanismo del draft, è uno strumento fondamentale per mantenere equilibrio tra le squadre della lega ed evitare che i giocatori migliori si concentrino in poche squadre più ricche. Il salary cap infatti altro non è che una forma di tetto salariale: rappresenta cioè la somma di denaro di cui ogni società dispone per pagare gli stipendi dei giocatori in roster. Questa cifra cambia di poco da squadra a squadra e permette che non ci sia un grosso squilibrio tra le franchigie; in questo modo, almeno in teoria, le squadre più blasonate non sono avvantaggiate rispetto ai team più “piccoli”.

Il desiderio di importare questo meccanismo dagli USA è stato spesso manifestato in passato da molti addetti ai lavori e non. Sicuramente la necessità di regole per una politica di contenimento dei costi, in un momento di generale crisi finanziaria del calcio europeo che vede, quasi in contraddizione, un contemporaneo continuo aumento degli stipendi per i calciatori, è sempre più pressante. Secondo quanto riportato da Calcio e Finanza, già nel 2021 il presidente Gravina ragionava riguardo possibili soluzioni. Al margine di un evento di quell’anno infatti aveva dichiarato “La mia proposta è quella di cominciare a mettere sotto controllo la politica dei costi. Non potendo ispirarci a un salary cap vero e proprio perché potrebbe entrare in rotta di collisione con le norme europee o che disciplinano la libera economia di mercato. L’idea di porre un limite nel non superare i costi della stagione 2020/21 per la stagione 2021/22 è un primo step, puoi superarlo se vuoi dando garanzie reali o mettendo risorse di finanza vere”. In un’intervista precedente, alla domanda su come salvare il calcio italiano dalla crisi, aveva risposto che sarebbe stato possibile

solo “rispettando i principi dell’economia di mercato e aumentando i controlli. La sostenibilità deve essere il nostro mantra. Certi stipendi tra i calciatori non sono più possibili. Il salary cap penalizzerebbe troppo i nostri club che non sarebbero più competitivi nelle coppe. Io ho previsto una specie di luxury tax stile Nba (una multa molto salata che viene inflitta quando i Front Office superano il Salary Cap per tre stagioni consecutive, ndr)”. Alla luce di queste dichiarazioni e confrontandole con quanto riportato da La Repubblica, si potrebbe concludere che il presidente abbia cambiato idea sulla possibilità di istituire un salary cap, forse proprio grazie alla possibilità offerta dal trovarsi adesso ai vertici della UEFA, potendo così coordinare gli interventi con le politiche UE e con tutte le federazioni europee. Gravina ha comunque sempre manifestato posizioni nette ed idee chiare sulla necessità di contenere i costi del sistema calcio. Sperando che adesso si dedichi a questa missione, per salvare il sistema da un collasso che con questi ritmi appare inevitabile.

di Rodolfo Bianchini

IL PALCONSCENICO INTERNAZIONALE: IL RITORNO DEI BLAUGRANA MENTRE IN EUROPA TORNA FIERO IL TRICOLORE

Manca poco più di un mese alla fine dei campionati e di tutte le competizioni europee calcistiche e per ora il palcoscenico internazionale sembra averlo conquistato proprio il calcio italiano a discapito del colosso economico inarrivabile della Premier League, con ben cinque squadre approdate alle semifinali delle coppe europee. Ma la scena internazionale sembra essere rubata anche dai numerosi e tipici rumors di fine stagione che circondano importanti voci di mercato per la prossima finestra estiva, dai “parametro zero” di lusso, alle vicende relative agli eterni Messi e Ronaldo. 

Nel frattempo, mentre Manchester City e Arsenal, Borussia Dortmund e Bayern condurranno un finale di stagione infuocato per aggiudicarsi rispettivamente la corona d’Inghilterra e di Germania, dagli altri campionati sembrano arrivare i primi verdetti. 

Il Barcellona di Xavi si avvicina sempre di più al ventisettesimo campionato spagnolo, un titolo che sembra soprattutto un faro che fa luce nel bel mezzo della tempesta in cui i blaugrana navigano negli ultimi anni per ingenti problemi economici e per una situazione finanziaria a dir poco tragica. Ma il vero sogno del Barça sembra passare per Parigi, da dove il Presidente Laporta spera di poter riportare a casa il fenomeno neocampione del Mondo con l’albiceleste. Come riporta Fabrizio Romano, un romantico ritorno di Leo Messi non sembra più così irrealizzabile nel caso in cui il piano economico del Club dovesse essere approvato dalla Liga, permettendo così la registrazione di Messi, che per ora non sembra accettare la proposta faraonica degli sceicchi del PSG, proprio in attesa dell’offerta che lo ricondurrebbe al Camp Nou, dove il fuoriclasse si sente probabilmente più a suo agio e lontano dai fischi spesso ricevuti al Parco dei Principi. Ma proprio l’ultima notizia che riguarda la sospensione di Leo Messi per due settimane a causa di un viaggio non autorizzato in Arabia Saudita per un evento promozionale, sembra sancire la fine di un rapporto ormai irreparabile, un amore forse mai realmente nato tra la stella argentina e il club parigino.

E proprio dall’altra parte dei Pirenei, mentre i parigini non con poche difficoltà e a piccoli passi si avviano verso un titolo che lascia dell’amaro in bocca, senza dimenticarsi di guardarsi alle spalle dove il Marsiglia di Igor Tudor dista solo cinque lunghezze. Ma nonostante il solito mercato estivo a cui lo sceicco Al-Khelaïfi ci ha abituati e lo straordinario tridente Neymar-Messi-Mbappé, la Champions League sembra solo un miraggio o forse un sogno irrealizzabile, dopo essere nuovamente usciti agli ottavi contro il Bayern Monaco. Per questo motivo, negli ultimi giorni le grandi proteste dei tifosi verso la società alzano un clima teso, a cui va aggiunta ovviamente la quasi definitiva rottura con Leo Messi. “Più nessuno vi rispetta”. “Andatevene”. Così recitano, alcuni degli striscioni esposti dagli Ultras Paris. Ancora una volta tutto da rifare per il Psg.

Infine, nelle strade di Napoli e dintorni, l’entusiasmo sembra alle stelle e si iniziano a contare le ore che mancano per cucire finalmente sul petto degli azzurri il terzo scudetto dai tempi di Maradona. L’attesa durata ben 33 anni è stata prolungata di qualche giorno dopo il clamoroso gol di Dia al 84’, ma il popolo partenopeo conta ormai i minuti che mancano all’impegno di Udine di giovedì sera, per dare inizio a degli storici festeggiamenti. La squadra di Spalletti, partita a riflettori spenti dopo un mercato estivo che non portava grandi aspettative sulle spalle degli azzurri, vincerà con grande merito il suo terzo scudetto. Frutto di una sinergia perfetta nata tra allenatore, squadra, società e, ovviamente, la tifoseria napoletana, che ormai da mesi tinge di azzurro le vie dei quartieri spagnoli aspettando il grande momento.

Passando alle coppe internazionali, in Europa torna fiero il tricolore, con una milanese che accederà sicuramente in finale contro una tra le giganti Real Madrid e Manchester City, con Juventus e Roma che sognano di ritrovarsi in una magica notte europea a Budapest il 31 maggio ed infine la viola, che nonostante un campionato molto tortuoso, proverà a far restare in Italia il trofeo della Conference League. 

Il calcio italiano sta portando a casa un’importante rivincita, figlia di investimenti importanti da parte delle società, strategie e progetti che partono dal basso, coltivando in maniera maniacale i dettagli dai settori giovanili ai futuri progetti sugli stadi – come nel caso delle milanesi, dei giallorossi e della Fiorentina – e cercando di riportare in alto il sistema calcio italiano, orfano di ben due mondiali consecutivi, che necessita di una profonda rinascita per tornare a vivere notti come quella di Wembley. Il percorso sembra molto lungo, soprattutto in relazione agli altri campionati, ma attraverso una gestione consapevole e attenta delle società, investimenti importanti finanziati anche da privati e il Governo che ha dato man forte all’industria calcio nei momenti di difficoltà, il calcio italiano è pronto a riprendersi la scena internazionale. Ripartendo dal basso, dall’amore dei giovani nel praticare lo sport dalle strade, dal sentimento dei tifosi che riempiono gli stadi tutti i weekend, da società finanziariamente sostenibili, e sicuramente da questa stagione prolifica, il sistema calcio in Italia sembra sulla strada giusta per tornare a splendere anche in Europa e nel Mondo.

di Luca D’Addario

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